Lunedì 04 marzo 2019-Sulla Radio di tutti- Spazio dedicato a LA VOCE DI ARTEVENTI.
Con noi in studio Franco Burchietti Presidente Ceis Pistoia, volontario, Samantha Scuderi, psicoterapeuta e direttore tecnico programma terapeutico.
Argomento toccante per tante famiglie che hanno persone coinvolte nelle dipendenze. Ci colleghiamo all’argomento in radio di ” A Bocca scucita” con Roberto Vivarelli che è andato in onda venerdì scorso .
Come nasce il Ceis?
Negli anni ’80 inizia l’attività del Ceis. Più precisamente nel 1981. Sono già 38 anni ! Questa attività nasce grazie ad una suora , Suor Gertrude Magnani, che iniziò ad occuparsi dei ragazzi che erano caduti nelle maglie della droga , prendendoli per le strade e nelle piazzette della città. Erano gli anni del buco, dell’eroina. Le prime sedi di accoglienza erano molto piccole, ad esempio San Leone, oppure si trovavano nelle parrocchie della provincia, come Bottegone , Porciano, Pieve a Nievole; successivamente si crearono vere e proprie comunità di recupero. Oggi queste comunità sono tre e si occupano di diverse situazioni, riguardo comunque a problemi dovuti all’uso abuso e sostanze , ma anche dipendenze comportamentali.
Si può dire che c’è un servizio che è diventato più articolato perchè più complessi sono i problemi delle dipendenze?Si rivolge Maurizio a Samantha Scuderi. Come le doppie diagnosi?
Samantha conferma che il tossicodipendente di oggi è differente da quello degli anni ’80. Oggi si parla di poliassuntori. Negli anni ’80 era l’eroina a fare da padrona. Oggi vengono assunte sostanze per neutralizzare altre sostanze. Inoltre sempre più frequentemente i nostri ospiti hanno importanti fragilità psicologiche.
Che tipo di strutture gestisce il Ceis?
Ci sono 3 programmi residenziali specialistici. Abbiamo una residenza specialistica che accoglie donne in gravidanza o mamme con bambini che hanno dipendenza da sostanze o da alcool.
Abbiamo la classica comunità terapeutica del Poggiolino dove offriamo due tipologie di persorsi: il cod-Centro orientamento diagnosi, dove arrivano pazienti da stabilizzare per i quali ancora valutiamo individui che non hanno ancora una terapia assegnata dai servizi. C’è sempre un lavoro congiunto con il servizio pubblico.
Abbiamo poi , a Masotti, la comunità per minori e giovani adulti. E’ un progetto nuovo per noi, dal 2013, e accoglie minori dai 14 ai 21 anni.
E chi non può affrontare la comunità?
Samantha risponde che ci sono dei percorsi territoriali e un centro diurno per i pazienti che non entrano in comunità con gruppi educativi e progetti di rinserimento lavorativo. Questo percorso riguarda anche la fase finale per i pazienti ospiti nella comunità. E’ una fase molto importante. Perchè dare una speranza a questa persone di tornare ad essere utili per se stessi e per la società è fondamentale.
Da qualche anno abbiamo una collaborazione con Mati piante e con la Cooperativa Puccini Conversini che ospitano i nostri “ragazzi” nella fase del percorso di reinserimento.
Franco ci sono delle convenzioni che consentano alle persone con dipendenze di conservare il posto di lavoro o di trovarlo?
Purtroppo non è così semplice, risponde Franco, è un impegno sociale molto forte. In realtà trovare uno sbocco guidato per “ri-immetterlo” nel territorio, perchè possa essere aiutato è complicato.
E’ una fase estremamente delicata. Noi cerchiamo tutte le strade possibili perchè l’uscita dalla comunità di recupero dia dei risultati positivi.
Come avviene per voi questa fase di reinserimento?
Prima di tutto chiediamo ai nostri pazienti ospiti di fare un pre-inserimento che si concretizza nel fare del volontariato presso delle associazioni che si rendono disponibili ad ospitare i nostri “ragazzi”. La fase dura dai 3 mesi ai 6 mesi. Crediamo che l’impegno di aiutare gli altri porti anche ad aiutarsi loro stessi, ad alimentare l’autostima e credere nelle loro capacità.
Quali sono queste associazioni che vi aiutano?
Sono le Pubbliche assistenze. In particolare quelle di Cecina di Larciano. Sono sempre disponibili. Li prendono sotto la loro ala protettiva! Dopo viene proposto a loro l’inserimento classico : quello nel mondo del lavoro.
La vita all’interno di una comunità come si snoda? Cosa deve affrontare un ragazzo/a?
Dipende da comunità a comunità. Quella, ad esempio, che accoglie gli adulti presenta momenti educativi e momenti terapeutici. Alzars , fare colazione, sistemare la camera. Una pausa per chi prende una teriapia e poi continua il lavoro. Cerchiamo di fargli assumere delle responsabilità. Al Poggiolino c’è poi una fervente attività agricola: prodotti che vengono coltivati e trasformati. Pomodori, conserve, miele, marmellate olio , prodotti dell’orto.etc.Una attività che sta crescendo. Abbiamo un utente che è stato assunto. Altri utenti sono stati assunti con delle borse di lavoro.
Come è il rapporto con le famiglie?
I rapporti con i familiari sono molto delicati. Noi consigliamo ai familiari, dove sono presenti, di partecipare a dei gruppi terapeutici che si svolgono all’interno della comunità, condotti da una nostra psicoterapeuta. Si possono così confrontare riguardo al loro vissuto, alla dipendenza del loro familiare , alla guida per l’uscita del familiare dalla comunità.
Vorrei chiedere a Franco , tu parlavi di suor Geltrude, degli inizi del suo lavoro , io che l’ho conosciuta e ho conosciuto ragazzi che hanno affrontato le prime terapie, so che molti oggi lavorano, sono inseriti nella società, conducono una vita normale. E’ vero? (chiede ancora Maurizio)
Si, ci sono 50enni che oggi sono professionisti, imprenditori, lavoratori, anche se non ci sono percentuali di recupero grandi, sono però significative. Lavorare seriamente per questi ragazzi porta i suoi frutti.
Come è il percorso con i minori?
Io parlo dell’esperienza da parte dell’organizzazione generale. Samantha può spiegare meglio la parte tecnica. In Toscana fino al 2013 per i minori non c’era una vera possibilità di comunità di recupero.Solo attività diurne o servizi territoriali. I giovani toscani dovevano andare in comunità fuori regione.
Da una proposta in un cassetto, attraverso la collaborazione con la regione e altre istituzioni, è nata un modello di comunità per i minori nella fascia adolescenziale . Oggi è estesa dai 14 fino ai 21 anni.
E’ comunque molto difficile.
All’interno della comunità dei minori c’è una grossa carica affettiva, ma l’esperienza è complicata. E’ forte la non accettazione del percorso da parte del minore . Si sentono in prigione. Si sentono scippati della loro adolescenza. Adolescenza che le sostanze stupefacenti esaltano ancora di più. Le fughe sono frequenti. Ma combattiam0 continuamente con queste difficoltà e cerchiamo progettualità che coinvolgano il ragazzo e lo convincano che è un percorso per la propria vita, per tornare a scuola, dagli amici, in famiglia.
Interviene Samantha e ricorda che i progetti per i minori purtroppo sono tutti molto brevi. E quindi non c’è neppure tempo per lavorare con il ragazzo in maniera adeguata. Anche il solo riportarli a “lavarsi, mangiare e dormire agli orari”, per esempio, richiede tempo e fatica.
Vogliamo seminare relazioni autentiche. Si spera che questi semi entrino in questi ragazzi e poi germoglino. Il primo approccio alle droghe ha un’età sempre più precoce. Cresce la preoccupazione, in questo senso e quindi diventa ancor più importante il lavoro delle comunità.
C’è tempo per una ultima riflessione e Maurizio la chiede a Franco Burchietti: il ruolo dei volontari.
Il CEIS è una associazione di volontariato. Presto ci sarà un nuovo riassetto sociale con la creazione insieme alla Diocesi di Pistoia di una Fondazione.
I volontari sono importanti e ne occorrono tanti. Anzi, cogliamo l’occasione, e per questo ringraziamo la web radio “Sulla radio di tutti”e voi di Arteventi news, per averci dato voce e vi forniremo i nostri recapiti in modo che chiunque voglia informarsi sulla nostra associazione e voglia farne parte ci possa contattare.
Franco e Samantha ci informano, anche, che presto ci sarà una festa e che sarà anche la presentazione di questa nuova fase del CEIS.
E così nasce in radio l’idea di portare anche la radio alla festa, per testimoniare il lavoro e il clima che si respira in comunità e anche per interessare gli ospiti del Ceis con questo stimolante tipo di comunicazione. Una radio che potrebbe essere interna alla Comunità e/o collegata alle altre comunità del Ceis e costituire per i ragazzi ospiti una attività motivazionale.
Samantha sembra molto interessata e pensa che potrebbe essere un bel progetto. Franco, molto realista, intravede subito le difficoltà tecniche ed economiche della sua realizzazione.
Chissà se potrà concretizzarsi ?!
Salutiamo i nostri ospiti ma è solo un arrivederci . Li aspettiamo per un prossimo appuntamento per parlare ancora del loro importante lavoro e dei loro “ragazzi”.
Per contattare il CEIS Pistoia: primicolloqui@ceispt.org
tel.340 8283044 ; 366 9030070
Redazione di Arteventi News
Laura Filoni e Maurizio Gori